Abbiamo “Guardato”
Guardia Sanframondi, con le sue stradine strette e le case in pietra antica, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. È qui, in questo borgo del Beneventano, che ho avuto l'onore di trascorrere una settimana immersa nei Riti Settennali di penitenza in onore dell'Assunta. Questa esperienza non è stata soltanto un viaggio in un angolo remoto d'Italia, ma un'immersione profonda in un mondo di fede, tradizione e mistero.
Le immagini che ho catturato durante quei giorni raccontano una storia che va oltre il visibile. Ogni scatto è il risultato di una connessione intima con le persone e i luoghi che ho incontrato. Ho seguito con la mia macchina fotografica i diversi rioni – Croce, Portella, Fontanella e Piazza – mentre portavano in scena i misteri dell'Antico e del Nuovo Testamento, le vite dei Santi e i principi morali che guidano queste comunità da secoli.
Il sabato, momento culminante dei Riti, ho assistito all'apertura della nicchia che custodisce l'antica statua lignea della Madonna Assunta. La cerimonia, compiuta con grande solennità dal Sindaco, dal Parroco e dal decano delle Deputazioni Rionali, mi ha toccato profondamente. Sembrava di vivere in una scena di un film, ma con un coinvolgimento emotivo e spirituale che nessuna pellicola avrebbe potuto trasmettere. Davanti a me si svolgeva una processione di penitenza, con una croce nuda a guidare il clero e le associazioni cattoliche. Ogni gesto, ogni sguardo, era carico di significato.
Tra i molti momenti impressi nella mia memoria, ce n'è uno che rappresenta perfettamente lo spirito di questa raccolta fotografica: i flagellanti, avvolti nei loro sai bianchi con cappuccio, anonimi, mentre si percuotono la schiena con la "disciplina". Un atto di fede e penitenza che affonda le radici nella storia, ma che vive ancora oggi con una potenza inalterata. Immagini, come quella del bambino che silenziosamente si flagella, mostrano come la tradizione e la disciplina siano trasmesse di generazione in generazione.
L'ultimo giorno dei Riti Settennali a Guardia Sanframondi, la domenica, è stato un momento carico di tensione e aspettative. La folla, densa e impaziente, si era già radunata molto prima dell'alba, aspettando l'arrivo dei Battenti, quegli uomini devoti che, attraverso il sacrificio fisico, cercano un'espiazione personale e collettiva.
Io sono arrivata a Guardia alle cinque del mattino, quando il cielo era ancora scuro e l'aria densa di attesa. Ho cercato di scegliere un posto strategico, vicino al percorso che la Madonna avrebbe attraversato, sorretta con devozione dai Ministri della Chiesa e dai Battenti, figure centrali in questo rituale di fede.
Mentre il sole iniziava a tingere l'orizzonte di colori pallidi, l'atmosfera si caricava di un senso di solennità e di mistero. La devozione palpabile della folla, il silenzio rotto solo dal rumore dei passi e dal respiro collettivo dell'attesa, tutto contribuiva a creare un ambiente quasi surreale, in cui il tempo sembrava sospeso.
Quando finalmente la Madonna è apparsa, sorretta dai Ministri, preceduta dal corteo dei Battenti. Loro, coperti di bianco ed il volto nascosto, si percuotevano il petto con una spugna di chiodi, imbevuta di vino rosso. Il vino, si dice, abbia la funzione di lenire il dolore, ma il gesto resta comunque un atto estremo di penitenza, una manifestazione fisica di un tormento interiore.
È stato un momento così intenso che mi sono trovata incapace di condividerlo sui social o anche solo di parlarne apertamente. La brutalità di questo rituale, il sangue che cola e schizza ovunque perfino sulla mia cmaicia, il suono sordo della spugna contro il petto, tutto ciò mi ha lasciato profondamente scossa. Non riesco a trovare una giustificazione personale per un tale livello di autopunizione; credo fermamente che la penitenza possa essere espressa in modi meno aggressivi, più in sintonia con la pace interiore che si cerca di raggiungere.
Questo lavoro fotografico è il risultato di un dialogo silenzioso tra me e il borgo di Guardia Sanframondi, tra la mia lente e le anime che ho incontrato. Ogni scatto è un frammento di quel dialogo, una testimonianza visiva della devozione che anima questa comunità. Spero che le immagini riescano a trasmettere, almeno in parte, l'intensità di ciò che ho vissuto e che vi invitino a scoprire, con la stessa meraviglia che ho provato io, un rito antico che parla di fede, di comunità e di un tempo che scorre diversamente, scandito dai gesti e dalle preghiere di chi lo vive.
Ho cercato di catturare con discrezione, cercando di rispettare la profondità di questo rito antico.
Luciana Latte.